Configurare il computer subacqueo in base alla variabilità individuale.
Dott. Pasquale Longobardi
Premessa
Durante l'immersione, le bolle interagiscono con la parete interna dei vasi
sanguigni, l'endotelio che pesa circa due chilogrammi e copre una superfice paragonabile
a un campo da calcetto. In caso di stress da decompressione (cioè per profondità
superiore a 30 metri respirando aria, immersioni multiday e ripetitive, intervallo in
superficie tra immersioni successive inferiore a 2 ore), già sul fondo e certamente durante
la risalita, il gas inerte attiva i globuli bianchi che aderiscono all’endotelio tramite i loro
tentacoli (chiamati beta 2 integrine). La parete dei vasi sanguigni è danneggiata e i detriti
(microparticelle), responsabili dell'infiammazione, aumentano fino a 12 volte rispetto alla
normale concentrazione. La respirazione in ossigeno a pressione ambientale
(normobarico) agisce beneficamente sui globuli bianchi evitando che attivino i tentacoli e
riducendo le microparticelle.
La risposta infiammatoria è individuale. A parità di danno, alcuni subacquei hanno
un'infiammazione "buona" temporanea che dura poche ore, altri un'infiammazione "cattiva"
persistente. E' possibile regolare la risposta infiammatoria con un corretto stile di vita, una
buona alimentazione, un'adeguata gestione dell'immersione (ovvero protezione termica,
utilizzo di Dive Propulsion Vehicles e della configurazione side-mount, calcolando il giusto
tempo di decompressione).
L'azoto è particolarmente dannoso. Quando la pressione parziale dell'azoto è
superiore a 3,2 bar (l’equivalente dell’azoto nell’aria respirata alla profondità di 30 metri) si
ha un aumento significativo delle micro-particelle infiammatorie. Il danno è temporaneo se
la permanenza in profondità è breve (tempo totale di decompressione inferiore a 30
minuti).
L'aumento della pressione parziale della anidride carbonica (CO2) genera acidosi e
la produzione di microparticelle infiammatorie. Il danno è reversibile nei primi 30 minuti di
esposizione alla CO2. L’aumento della frazione inspiratoria di anidride carbonica (FiCO2)
tra il 5% e il 15%, inoltre, riduce la diffusione dell’ossigeno. L’acidosi, dipende
dall'attrezzatura, dalla miscela respiratoria (valore della pressione parziale dell’ossigeno),
dallo sforzo in immersione. Altre cause sono: la cattiva alimentazione, la iperglicemia e il
diabete, la diarrea, la disfunzione renale, l'abuso di aspirina e farmaci similari. C’è un
delicato equilibrio tra i gas. Maggiore è la pressione parziale dell’ossigeno (pensate all’aria
arricchita in ossigeno, il cosiddetto “nitrox”), maggiore sarà la pressione parziale della
anidride carbonica. Il corpo umano utilizza il bicarbonato disciolto nel sangue (viene dalla
frutta e verdura) come filtro naturale che assorbe il 90% della tossica anidride carbonica.
Un'altra causa di predisposizione individuale all’incidente da decompressione è lo
shunt destro-sinistro (che include il forame ovale pervio, PFO). Questo è un canale nel
cuore, normalmente presente nel feto. Negli adulti, a volte rimane aperto e lascia passare
bolle e coaguli piastrinici dal sangue venoso ("sporco") al sangue arterioso ("pulito")
bypassando il filtro polmonare. Questo accade soprattutto durante gli squat addominali
(cioè quando si risale in barca indossando l'attrezzatura subacquea). Lo shunt è
particolarmente correlato all’incidente da decompressione cerebrale, dell'orecchio interno
e alla cute.
E’ ormai appurata l’importanza della valutazione dell'idoneità medica all'immersione
eseguita da un medico subacqueo. AA Fondazione Mistral (https://fondazionemistral.com/)
promuove il protocollo approvato dall'International Diving Medicine Expert Board (IDMEB
sito web: https://www.edmd.eu/) che valuta la forma fisica del subacqueo (indice di massa
corporea, percentuale di grasso corporeo totale) e la capacità di sforzo (consumo
massimo di ossigeno o VO2 max). Il certificato medico IDMEB indica inoltre lo scopo
dell'immersione (subacqueo ricreativo, scientifico, militare, lavorativo), la profondità
massima consentita ed eventuali restrizioni. In aggiunta si suggerisce di valutare la
capacità cardiopolmonare, il trasporto di ossigeno nel sangue, l'equilibrio acido-alcalino
(valore pH). Con queste variabili si stima il Rischio Relativo personale di subire un
incidente da decompressione rispetto al prototipo di subacqueo perfetto. Ad esempio, la
mia personale probabilità è di un incidente da decompressione ogni 938 immersioni
rispetto a un incidente ogni 15 mila immersioni della media dei subacquei ricreativi.
Scelta del modello di decompressione e impostazione gradient factor
Considerato che l’incidente da decompressione da errori nella gestione
dell’immersione associati a variabili individuali, quale è il miglior modello di
decompressione? Il classico modello compartimentale (ovvero il modello Buhlmann) o il
Reduced Gradient Bubble Model (RGBM) che promuove soste profonde e velocità di
risalita più lente?
Nel 2017, il professore Enzo Spisni della Università di Bologna con il sottoscritto ed
altri ricercatori hanno dimostrato che quanto più ragionevolmente breve è la
decompressione, minore è la risposta infiammatoria. Nello studio, in un'immersione a 50
metri, la decompressione più breve (12 minuti in meno rispetto all’altra procedura) ha
significativamente ridotto il numero di microparticelle infiammatorie. Pertanto, AA
Fondazione Mistral consiglia il modello compartimentale con il computer impostato sui
valori di Gradient factor low 50-60 e Gradient factor high 80-90. Il valore preciso dipende
dalla forma fisica del subacqueo (vedi tabella 1)
Tabella 1: come impostare i valori dei gradient factor low ed high rispetto al Rischio
Relativo individuale di incidente da decompressione (pDCI).